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prima del 9 Aprile 2008, data di apertura di questo blog.
Da allora in poi, ne e' una replica fedele.


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27 dicembre 2009

Ultimo sondaggio

dom 27 dicembre 2009 Ultimo sondaggio

Duomo Milano

Da poche ore, il nostro stimato premier ha dichiarato che ora, dopo l'incidente che lo ha vilmente colpito in piazza Duomo a Milano, la sua popolarità ha raggiunto, secondo i suoi sondaggi, i due terzi della popolazione.
Troppo modesto: in realtà fonti ufficiose non smentite attestano con pari certezza che lo amano tre italiani su due.
Attendiamo ansiosi una conferma ufficiale dalla sua voce anche di quest'ultimo dato confortante, ad ulteriore riprova dall'antico adagio: "Ogni popolo ha il governo che si merita."

21 dicembre 2009

Nevicata natalizia


lun 21 dicembre 2009 Nevicata natalizia

Bologna - Chalet dei giardini Margherita

Chalet sotto la neve

Per la terza volta in questa settimana di dicembre è caduta la neve e... questa volta ha fatto sul serio

Ho scattato la foto la mattina del 19 dicembre ai giardini Margherita


17 dicembre 2009

Nevicatina

gio 17 dicembre 2009 Nevicatina

Bologna - vicolo Viazzolo

Per la seconda volta in questa settimana di dicembre è caduta la neve. Poca, come si vede, ma non accadeva da alcuni anni che nevicasse così presto come, invece, era abituale quando ero un bambino.

Ho scattato la foto oggi al crepuscolo in vicolo Viazzolo, presso porta Castiglione a Bologna.

16 dicembre 2009

Perdere la faccia

mer 16 dicembre 2009 Perdere la faccia

Perdere la faccia

Perdere la faccia per una collanina



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mer 16 dicembre 2009 Invia un commento all'autore
"Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)

14 dicembre 2009

13 dicembre 2009

Tam-tamfonino

sab 12 dicembre 2009 Tam-tamfonino

maschere africane

... non insistere, tanto non ti risponde.
Prova con il tam-tam, piuttosto: qualcuno che l'ascolta c'è sempre.



Sole invernale

dom 13 dicembre 2009 Sole invernale

Sole invernale



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) dom 13 dicembre 2009 Invia un commento all'autore
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11 dicembre 2009

Bononia docet

gio 10 dicembre 2009 Bononia docet

Simboli di Bologna

  • Zamponia omnia visne?
  • Unum sufficit


Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) gio 10 dicembre 2009 Invia un commento all'autore
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08 dicembre 2009

Sciarpame

mar 08 dicembre 2009 Sciarpame

Sciarpe foulard

... in Piazzola a Bologna



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mar 08 dicembre 2009 Invia un commento all'autore
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06 dicembre 2009

05 dicembre 2009

Guida sicura

sab 05 dicembre 2009 Guida sicura

cruscotto

... belline quelle luci rosse nel porta-sigarette!



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) sab 05 dicembre 2009 Invia un commento all'autore
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09 novembre 2009

Diversità vantaggiosa

lun 09 novembre 2009 Diversità vantaggiosa

Leggo sulle BBC News che alcuni orsi neri americani (Ursus americanus) nelle isole al largo di Vancouver hanno assunto una livrea bianca per cavarsela meglio nella pesca dei salmoni : il loro pasto tradizionale per accumulare grasso in vista del letargo.
Pare infatti che, così sbiancati, risultino, almeno durante il giorno, meno visibili ai pesci dei loro colleghi tradizionalisti che hanno conservato la loro lucente pelliccia nera. Gli studiosi hanno addirittura quantificato un vantaggio del 30 % dei bianchi sui neri.

orso nero

Ursus Americanus (orso nero)

Mentre leggevo, stavano trasmettendo su “Ulisse” di Alberto Angela il famoso discorso ”I have a dream” di Martin L. King e le correlate vicende del segregazionismo negli stati del Sud americano e mi tornava in mente il bel romanzo di Philip Roth “La macchia umana” (guarda il film in streaming) in cui il protagonista, figlio di genitori negri, ma di carnagione bianca, decide di approfittare della mutazione per fare una carriera universitaria “da bianco”, ma, ironicamente, la sua origine...
Sembrerebbe, insomma, che in America, un individuo, umano o orsesco che sia, abbia i suoi bravi vantaggi dallo sbiancarsi, salvo il fatto che il nuovo presidente Obama è, invece, inequivocabilmente nero o “bello abbronzato”, come ha notato, con l’abituale acume e finezza, il nostro “lider maximo”.
Forse è ancora presto, però, per parlare di una inversione di tendenza, almeno fra gli orsi.



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) lun 09 novembre 2009 Invia un commento all'autore

05 novembre 2009

Sfortuna nera

gio 05 novembre 2009 Sfortuna nera

£ torri di BolognaMentre passavo sotto le due torri, all’uscita dal ristorante, mi sono sentito toccare una spalla e mi sono voltato a guardare chi mi seguiva. Era un tipo strano che non avevo mai visto prima. Chi fosse non riuscivo ad immaginarlo. “Buongiorno professore!” Mi conosceva? “Buon giorno a lei”. “Come sta?” “Bene grazie.” Non me la sentivo di chiedergli se ci conoscevamo; mi aveva salutato come “professore”, quindi… ma se era stato un mio scolaro ne dovevano essere passati di anni da quando se ne stava seduto dietro un banco. La faccia non mi diceva nulla, ma aveva una barba folta, incolta, già striata di grigio. Quanti anni poteva avere? Sembrava piuttosto malmesso, molto casual, per non dire uno straccione e neanche tanto pulito. Droga? Alcool? Pura e semplice sfortuna nera?

Non mi piaceva affatto pensare che proprio un mio scolaro si fosse ridotto così male. Per scacciare l’idea gli chiesi:” Come va? cosa fai?” “Sono messo male, non si vede?” “Mi dispiace. . . come mai?” Mi ero infilato in una trappola da solo. Non avevo voglia di sentire una storia lacrimosa inventata o, peggio ancora, vera, ma ormai ero preparato a sorprendermi di una serie di eventi disgraziati che avevano colpito un bravo ragazzo. Così fui quasi contrariato nell’accorgermi che non aveva niente da dirmi. Tirava al sodo: “Può aiutarmi?” “Cosa posso…” “Mi dia un po’ di soldi” Glieli diedi, ma per qualche ora rimuginai sull’incontro, cercando di scacciare il dubbio di avere incontrato un mendicante più abile del solito; mi aveva beccato al volo con quel professore al margine della zona universitaria, invece del solito capo!. Se fosse stato un mio scolaro mi avrebbe raccontato qualcosa che avrebbe ricordato i vecchi tempi. Non lo fece: meglio così, forse.
Negli anni successivi mi è ricapitato di incontrarlo in piena zona universitaria, ma ormai, professore o no, ero sicuro che si trattasse di uno dei tanti mendicanti di tutte le parti del mondo che infestano tristemente la zona centrale di Bologna.

Per fortuna, tutti gli anni, il secondo venerdì di ottobre incontro per una cena TUTTI gli studenti che portai alla maturità come commissario interno trentatré anni fa. Sono tutti vivi e, generalmente, ben piazzati. Tre di questi cinquantaduenni sono nonni e a tavola il buon umore domina sovrano.
Ricordano in modo particolarmente vivido e con allegra gratitudine quando li portai a sciare a Pian del Falco sul nostro Appennino; per molti di loro era la prima volta e così li aiutai ad allacciare i complicati scarponi dell’epoca e i maledetti attacchi degli sci di frassino, presi a noleggio sul posto.

Una bella soddisfazione per un insegnante di italiano e storia che aveva cercato per tre anni di appassionarli allo studio della storia, per non parlare di Dante, Machiavelli o Leopardi!

A volte si seminano carote e si raccolgono patate. Buone anche loro.

L'insolito scorcio delle Due Torri di Bologna l'ho ripreso dal portico di via San Vitale lo scorso settembre.



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) gio 05 novembre 2009 Invia un commento all'autore
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23 ottobre 2009

Per orientarsi...

... chi mappa, chi cane

Bologna - San Petronio

Immagine arbitraria della facciata di San Petronio in piazza Maggiore a Bologna



28 settembre 2009

Perché, dove dovremmo parcheggiarle, invece?

lun 28 settembre 2009 Perché, dove dovremmo parcheggiarle, invece?

... perché, dove dovremmo parcheggiarle, invece?

Santo Stefano . Bologna

Facciata di S. Stefano (con bici) - Bologna



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) lun 28 settembre 2009 Invia un commento all'autore
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24 luglio 2009

Traffico


ven 10 luglio 2009 Traffico


Traffico
Troppe trappole trasportano
trucidi trogloditi tristi
in trance
trascinandoli come tronchi
di un trasporto fluviale


traffico


Il bel disegno in testa, creato espressamente per i versi, è di Emilia. Muchas gracias.

03 giugno 2009

Google wave

mer 03 giugno 2009 Google wave

Ho appena finito di guardre la lunga dimostrazione (un'ora e venti!) di Google Wave il nuovo prodotto, ancora in fase di avanzata costruzione, che ha l'ambizione di rendere più facile e naturale comunicare fra membri di un gruppo di discussione o di lavoro, fra amici o generici utenti della rete che ora usano la posta elettronica, la messaggistica istantanea, i blog ed i cosiddetti prodotti di "social network" come Twitter e Facebook per tenersi in contatto fra di loro, non solo con i computer, ma ora anche con i telefonini di ultima generazione.

Il prodotto, come tutti quelli che si propongono di razionalizzare e ordinare una struttura nata nel corso di decenni in modo spontaneistico senza un piano globale, è encomiabile, almeno nelle intenzioni. Stando alla dimostrazione, Google Wave semba sulla buona strada, soprattutto perché si annuncia come un prodotto aperto che si offre agli sviluppatori perché possano migliorarlo e integrarlo ad altre applicazioni e aggiungervi funzioni particolari sotto forma di gadget. L'aspetto che ho apprezzato di più, fin da questa versione preliminare, tuttavia, è la sua natura di "colla" capace d'integrare i molteplici prodotti già esistenti e farli convivere collaborativamente come fossero parte di uno stesso progetto originario.

E' ormai un quindicennio che il pubblico sente una forte esigenza d'integrazione fra i prodotti che gli servono per il lavoro o per lo svago. A questa domanda le grandi software house hanno tentato di rispondere, almeno parzialmente nel settore della produzione di documenti, con le costose suite monomarca come Microsoft Office, in competizione con altri prodotti analoghi come prestazioni e costi, venduti da altre case, affiancate da un solo prodotto gratuito: Open office.

L'altra possibile risposta all'esigenza d'integrazione è un prodotto "colla" che riesca a far convivere armoniosamente sotto lo stesso tetto/interfaccia prodotti già esistenti, pensati per svolgere un solo compito in solitudine. Non si tratta di un'idea nuova, ma Goggle Wave, con il suo codice aperto e la sua vocazione ad accogliere suggerimenti, miglioramenti e integrazioni dal vasto popolo degli sviluppatori si propone proprio come una potente colla di buona qualità nel settore della comunicazione, ora in un momento di disordinata crescita esplosiva. Ben fatto!

Qui sotto puoi vedere la presentazione di Google Wawe fatta dai suoi autori: Jens e Lars Rasmussen



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mer 03 giugno 2009 Invia un commento all'autore
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19 maggio 2009

Google trike esplora le cittè d'arte

mar 19 maggio 2009 Google trike esplora le cittè d'arte

Piazza MercanziaQuesta brutta foto di piazza della Mercanzia è ritagliata dall'immagine StreeyView di Goggle maps, ma la Google Car non ha potuto inoltrarsi in via Santo Stefano (al centro della foto) perché pedonale cento metri più avanti, precludendosi la possibilità di mostrare al mondo piazza Santo Stefano: uno degli angoli più belli, suggestivi e visitati dai turisti di passaggio a Bologna.
Presto questa lacuna sarà superata, infatti Google ha trasferito su di un triciclo l'ingombrante attrezzatura usata per le riprese destinate a completare la streetview delle zone pedonali delle città d'arte europee. Il triciclo sta già percorrendo le aree pedonali di Roma; nella foto qui sotto lo vediamo parcheggiato davanti alla fontana di Trevi a Roma, resa famosissima, a partire dal 1960, anche dal bagno notturno di Anitona, nel capolavoro di Fellini "La dolce vita". Clicca qui per vedere il triclo in azione intorno alla fontana



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mar 19 maggio 2009 Invia un commento all'autore
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AirPod MDI 2009

mar 19 maggio 2009 AirPod MDI 2009

AirpodNon è la prima volta e forse non sarà neppure la volta buona, ma l'AirPod MDI 2009: il curioso modello di auto ad aria compressa presentato in questi giorni sembra possa funzionare come veicolo per città (chiamarla proprio auto a me sembra esagerato).
Senza motore a combustione e senza motore elettrico, va ad aria compressa e fa il rumore di un compressore, proprio quello che ascoltiamo dal gommista quando aspettiamo che ci cambino le gomme usurate.
I progettisti hanno scelto un guscio vistoso e anticonvenzionale per proteggere i 3/4 passeggeri da pioggia e vento e adottato ruotine sottilissime come quelle delle auto di Stanlio e Olio per diminuire gli attriti. Con un euro fa il pieno d'aria -la sua benzina- e dovrebbe costare intorno ai 4000 euro, non richiede patente di guida per auto, essendo equiparata ad un ciclomomotore e dovrebbe poter viaggiare nelle aree urbane precluse al traffico inquinante.
Naturalmente l'aria compressa non sgorga in natura e un po' di energia di qualche genere bisognerà pur impiegarla per comprimere l'aria, ma forse non è poi tanta. Vedi qui sotto il filmatino, molto informale, di persentazione dei prototipi nell'attuale fase di sviluppo.



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mar 19 maggio 2009 Invia un commento all'autore
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08 maggio 2009

Kindle DX

gio 07 maggio 2009 Kindle DX

L'attesa terza serie dello strumento di Amazon per leggere libri e giornali è uscito oggi con il nome di KINDLE DX, il dx sta per de luxe. E' stato presentato in pompa magna (si fa per dire) dal padrone di Amazon: Jeff Bezos in persona, in tenuta appena un po' più formale degli abituali jeans e maglietta scura (sempre gli stessi?) che lo snobbissimo Steve Jobs indossa nelle grandi occasioni pubbliche. Non sappiamo se il guru della mela morsicata indossi una elegante dinner jacket quando cena in casa.

Nel video qui sotto vedi una completa presentazione delle caratteristiche del nuovo oggetto che, pertanto non sto a ripetere. E' indubbiamente un bel pezzo di... hardware con la sua possibilità di leggere chiaramente, anche in pieno sole, i prestigiosi giornali a cui ci si può abbonare o i tremilacinquecento libri che è in grado di contenere simultaneamente e che si possono acquistare (a 9,90$ ?) fra le centinaia di migliaia presenti nel catalogo Amazon. La maggiore dimensione e la migliore risoluzione permettono una efficace rappresentazione di pagine con figure e grafica; la possibilità di ascoltare con le cuffiette i testi, letti da una voce sintetica, non è certo gradita soltanto ai ciechi, per i quali è una manna; la presenza dell'Oxord dictionary per schiarirsi le idee al volo sulle parole più insolite e quella di Wikipedia sono tutti bonus da non trascurare affatto, ma... ovviamente qualche ma c'è, soprattutto per i non anglofoni residenti negli USA. Il prezzo è imparzialmente negativo per tutti: quasi 500 $. A questo si aggiunga che, per ora (non flagelliamoci dicendo per sempre) i soli giornali e riviste disponibili sono americani e, soprattutto, la linea telefonica per scaricare testi e giornali è fornita da una compagnia americana, che segue standard incompatibili con quelli normali in Europa.

Insomma, festeggiamo pure il nuovo Kindle, per simpatia verso i lettori americani, anche se sembra proprio che noi non tocchi neppure un posto di seconda fila, dietro gl'invitati d'onore. Chissà se un pool di editori nostrani proverà a rischiare qualcosa per non rimanere sempre più marginale in un mercato editoriale che meriterebbe qualche svecchiamento. Le compagnie telefoniche, così solerti nelle battaglie promozionali ingannevoli, non vogliono proprio partecipare ad un mercato che non è solo quello dei tremila "Ti amo. Mi ami?" al mese?
In barba alle deprimenti statistiche, i super-lettori in grado di sgranocchiarsi anche un paio di libri alla settimana, che hanno gli scaffali pieni (e non solo quelli) ci sono anche da noi: basterebbe guardare le lunghe file che si formano al bancone dei prestiti dopo i ponti festivi nella biblioteca della "Sala borsa", qui a Bologna.
Tema più delicato, ma pur sempre interessante, è quello dell'editoria scolastica e universitaria. Non dubito che editori potenti e lungimiranti come Zanichelli, guardino con qualche interesse ai possibili sviluppi di una nuova forma di pubblicazione dei loro testi, armonizzata con la pubblica istruzione e le Università, purché garantisca ragionevoli guadagni e Kindle sembra avere le caratteristiche per assicurarlo, come dimostra l'adesione di grossi editori americani e mega-librai come Amazon. Vedremo.



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) gio 07 maggio 2009 Invia un commento all'autore
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06 maggio 2009

Wolfram Alpha

mer 06 maggio 2009 Wolfram Alpha

Mentre molti media se la spassano parlando del secondo divorzio di Berlusconi, mi sono divertito ascoltando in podcast la conferenza di Stephen Wolfram in cui presenta Wolfram Alpha, il «motore computazionale della conoscenza», introdotta da un sintetico pezzo di Luca De Biase su Il sole 24ore.
Il 49enne fisico americano ha cercato di mostrare cosa si potrà fare con il suo nuovo motore di ricerca, di spiegarne l'ambito di lavoro e la filosofia di progettazione. La conferenza di un paio d'ore è interessante e merita di essere integrata con un ulteriore ascolto di stralci esemplificativi (vedi qui sotto)i in cui, in modo piuttosto sgranato e illeggibile, si vedono le schermate che Wolfram Alpha spara sullo schermo in risposta alle domande digitate a mo' di esempio da Wolfram stesso durante la conferenza. Per certi aspetti, si può, pertanto, collocare questo lavoro nel filone del “web semantico” che sta raccogliendo tanto interesse fra gli sviluppatori del web di domani, ma non è solo questo.
Alle fine del giro, la cosa che mi è risultata più chiara è che non si tratta certo di un concorrente di San Google e simili, ma si propone di rispondere a domande in ambito scientifico, prevalentemente, "calcolando al volo" la risposta, fondandosi sulla vasta base di dati in possesso del sistema e su di un ambiziosissimo motore di calcolo che si sforza di "capire" i dati che possiede per metterli in relazione fra loro e rispondere "a tono" al quesito a cui è sottoposto, mentre i motori di ricerca attuali non fanno che selezionare "alla cieca" i dati, grossolanamente pertinenti, che corrispondono al termine ricercato.

Wolfram ha raccontato che sono trascorsi una ventina d'anni da quando ha iniziato a lavorare all'idea e alla sua realizzazione e ha sostenuto, inoltre, che il motore sarà disponibile a tutti noi mortali fra poche settimane; inutile dire che la curiosità d'interrogare il cervellone è notevole. Vedremo.
La complessità del problema è tale da suscitare una certa prudenza, ricordando anche i miliardi di dollari spesi in ricerche sull'intelligenza artificiale con miserrimi risultati e, ad altro livello, il clamoroso flop del PROLOG, un linguaggio che doveva soppiantare negli anni '80 i linguaggi di programmazione del tempo (e di oggi) grazie alla sua intelligenza che, ancora una volta, si fondava su di un motore inferenziale capace di interagire con i dati in suo possesso e "imparare" in base ad una logica di prova/errore: quella stessa che tutti noi usiamo quando impariamo a lasciare stare la braci roventi, dopo esserci scottati le dita una prima volta.

Vada come vada, tutta la mia ammirazione ad un uomo che ha tentato di realizzare un progetto così ambizioso e utile per l'intera umanità, invece di perdere il suo tempo alla ricerca di popolarità a tutti i costi, circondato da belle gioie plaudenti alla sua eterna giovinezza.



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mer 06 maggio 2009 Invia un commento all'autore
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05 maggio 2009

Quinto mese

mar 05 maggio 2009 Quinto mese

Il 25 aprile scorso è stata una bella giornata; un bel sabato di sole in questo mese piovoso, così ci siamo trovati al mare per festeggiare il compimento del quinto mese del nipotino Alessandro che, per l'occasione, sperimentava allegramente i suoi primi borbottii e vocalizzi.

Come ogni sabato, al Lido degli Estensi, nella contea di Comacchio si teneva il mercatino settimanale di frutta, verdura, chincaglieria varia, scarpe, borse, vestiti e cineserie elettroniche e no. Qui sotto trovi un filmatino in formato flash ricavato dalle foto scattate al volo, mentre gli ambulanti smobilitavano rapidamente, con l'abituale efficienza rilassata, per andare a pranzo all'ora canonica, come tutti.



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17 aprile 2009

Viole di Pasqua



Oggi solo viole e violette, ma niente violini. La traccia audio del filmato, che ho inserito su Youtube e puoi vedere qui sotto anche a pieno schermo, è infatti: "Moliendo cafe", un'allegra musica sud-americana che gli autori, per loro misteriose ragioni, hanno associato alla macinatura del caffè. I fiori delle immagini si trovavano, nel periodo pasquale 2009, in uno dei cortili interni del Museo di arte medievale in via Manzoni a Bologna. La giornata era ventosa e i leggeri petali si muoveano e stropicciavano più di quanto mi sarebbe stato gradito mentre li fotografavo, tamen... ecco i risultati.

15 aprile 2009

Antichi tesori dalla Corea

mar 14 aprile 2009 Antichi tesori dalla Corea

Ritratto coreanoNel bel museo d'arte medievale di Bologna è in corso una piccola mostra preziosa di antichi dipinti, ceramiche e libri coreani.
Da tempo soffro di qualche insofferenza per le mostre acclamate che attraggono il pubblico dei mostraioli a tempo pieno che, a quanto pare, le frequentano tutte, come fosse un obbligo morale non perdersene una. Così asseriscono studi recenti sul pubblico dei frequentatori di mostre: sono sempre gli stessi, pare.
In altre parole, il crescente numero di mostre che si organizzano nelle nostre città non ha prodotto un significativo e progressivo allargamento della base dei frequentatori, come speravano gli organizzatori, al punto che il rischio di un flop è molto maggiore oggi di quanto accadesse qualche anno fa, quando le mostre erano molte meno.
Dodici bar nella stessa strada non fanno fortuna, dice il saggio, se i bevitori di caffè sono sempre gli stessi quattro gatti del circondario, anche se sono disposti ad innervorsirsi trangugiando una dozzina di caffè al giorno.

Ritratto coreanoDetto questo, la mostra "Antichi tesori dalla Corea" che resta aperta fino al 24 Maggio 2009 in due salette all'interno del museo medievale vale la pena di una visita, a parer mio. Ci sono preziosi dipinti su seta di alti dignitari coreani del passato, elganti ceramiche e incredibili libri composti con eleganti caratteri mobili metallici, stampati sette secoli prima che Gutenberg componesse a Magonza la sua "Bibbia a 42 linee".

Dagli splendidi ritatti e dalle poche ceramiche traspare un'amore per la profondità e una cura per la perfezione che commuove, anche perché risulta impossibile non paragonarla alla superficialità frettolosa di tanta arte nostrana contemporanea. Molto interessante anche il nastro sull'artigianato coreano contemporaneo, proiettato su di un normale televisore in una terza saletta con una dozzina di sedie che la modestissima presenza di pubblico (anche a Pasqua e pasquetta) rende fruibile confortevolmente.

Spassoso, infine, il piccolo laboratorio aperto gratuitamente al pubblico, dov'è possibile fabbricarsi con le prorie mani una xilografia su carta di riso, scegliendo fra alcune matrici antiche e pennelli, inchiostri, tamponi e grembiuli moderni, incoraggiati da uno dei simpatici e cortesi volontari che custudiscono l'intera mostra.
Il cortile interno su cui si affaccia la mostra è ornato di bellissime viole del pensiero dai colori vellutati.
Bravi!

Peccato soltanto che il nastro sull'artigianato non sia in vendita e la mostra non sia documentata in rete se non con una scarna paginetta. Per questa ragione, ieri sono tornato a documentare per conto mio il tutto (seppure condizionato dal divieto di usare il flash) e lo rendo disponibile attraverso Youtube a chiunque lo gradisca. Clicca qui sotto per vedere direttamente il filmato sulla mostra, anche a pieno schermo.



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mar 14 aprile 2009 Invia un commento all'autore
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02 marzo 2009

Homo erectus

lun 02 marzo 2009 Homo erectus

Homo erctusAncora una volta ci toccherà di retrodatare la presenza della specie umana sulla terra, come ormai sta capitando frequentemente, a memoria mia, e con sempre minor sorpresa. Siamo molto più "vecchi", insomma, di quanto si credesse quando frequentavo il liceo e studiavo per la prima volta questi argomenti. In Kenia, infatti, è stata trovata in questi giorni una chiarissima impronta fossile di Homo erectus databile ad un milione e mezzo di anni fa, ora più ora meno.
Si tratta ancora una volta di una impronta soltanto, mentre di mani e piedi in ossa&ossa non si trova traccia perché, spiegano i paleontologi, le propagini estreme degli arti umani sono molto gradite ai carnivori che se le sgranocchiano allegramente leccandosi i baffi e, una volta spolpate, non lasciano ai futuri studiosi che un mucchietto di ossicini facilmenti disperdibili o polverizzabili, neppure buoni per una partitina agli astragali.

Benché io mi sia occupato di tutt'altro in vita mia, mi rallegro sempre di questi eventi ripensando ad un personaggio bolognese conosciuto in gioventù: il vecchio archeologo e paleontologo dilettante Fantini che ripagava con pari, se non maggior disprezzo gli scienziati accademici di allora, sostenendo che erano dei bigotti, miopi, incapaci di riconoscere l'antichità della specie umana per paura di dover scoprire che l'uomo primitivo aveva le scaglie sulla schiena, in barba a divine immagini e somiglianze.
Parlava un armonioso bolognese cittadino con i tipici tasselli d'italiano, inseriti come ridondanze ornamentali del concetto già espresso icasticamente in dialetto. Ricordo che chiamava lìncei, con l'accento ritratto sull'i, gli accademici del tempo che non riconobbero mai, a suo dire, il merito di sue scoperte archeologiche nelle campagne bolognesi, quando dopo le piogge più dilavanti partiva alla caccia di selci, frecce e fossili di ogni genere.

Altro che "lìncei", diceva, quei tromboni non vedono oltre la punta del loro naso. Le scoperte recenti lo avrebbero fatto gongolare, se non avesse già da tempo intrapreso il suo personale processo di fossilizzazione. Io me la godo al posto suo, come quei figli che hanno votato comunista per tutta la vita, al posto del padre partigiano ammazzato dai tedeschi.



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) lun 02 marzo 2009 Invia un commento all'autore

30 gennaio 2009

Una sì, due no, secondo Google

ven 30 gennaio 2009 Una sì, due no, secondo Google

Ho scaricato la versione più recente di Google Earth per il quale ho da sempre una grande ammirazione ma, questa volta, con qualche riserva in più. Come avranno notato tutti quelli che usano questo strumento per guardare il nostro pianeta dall'alto come un'aquila o come un astronauta, a piacere, le immagini disponibili oggi hanno una definizione molto migliore anche delle "periferie" dell'impero americano, da sempre privilegiato e non solo nelle grandi aree urbane.

Interessanti, ma ancora suscettibili di grandi miglioramenti, sono le ricostruzioni virtuali di alcune città o di alcuni monumenti soltanto. Mi sono fatto un giretto "in auto" per Las Vegas che si presta molto a questo tipo di ricostruzione con raffinati modelli geometrici quasi realistici e mi è bastato per constatare che non è rimasto in piedi quasi più nulla degli edifici strampalati che avevo visto di persona nel '92. Fedele allo spirito del Lunapark, a Las Vegas "tutto si crea, tutto si distrugge" e con una rapidità quasi paragonabile a quella delle grandi feste rinascimentali delle sfarzose corti italiane o francese. Dietro i mascheroni architettonici che ospitano le accanite vedove, incollate giorno e notte alle slot machines, non c'è la mano di Leonardo o di Vattel e fatalmente il pacchiano spopola, ma il risultato è ugualmente spassoso, per i miei gusti.

A San Francisco, anche limitandomi a downtown, mi sono perso, mentre mi sono trovato a mio agio usando lo street view di Google maps, in una passeggiata per Beacon street a Boston: all'apparenza immutata dopo 16 anni. A questo punto, mi è venuta voglia di farmi un giretto per le strade di casa. Prima constatazione: la street view non è disponibile per Bologna; per ora ci si deve accontentare delle mappe tradizionali, ora migliorate e, volendo, integrate dalle immagini stellitari. Ora i nomi delle strade sono più leggibili e muoversi virtualmente per la città è molto più facile che in passato, ma la sorpresa viene passando a Google hearth.

Con uno slancio di generosità, è stato deciso di arricchire la sola vista satellitare con una ricostruzione virtuale degli edifici principali che si affacciano su piazza Maggiore, delle "sette chiese" di santo Stefano e delle "due torri", notriamente il simbolo di Bologna, insieme con la fontana del Nettuno del Giambologna, famigliarmente chiamato "il gigante" dai bolognesi e proprio qui viene il bello.

Delle due torri è stata virtualizzata solo quella degli Asinelli (la più alta) lasciando la Garisenda allo stato di ombra quadrata sul terreno e del Nettuno, neppure l'ombra. Se si aggiunge che, invece. sono state virtualizzate e quindi svettano sulla piatta immagine satellitare due torri praticamente sconosciute e, in realtà, praticamente invisibili nel dedalo del tessuto urbano medievale, il risultato è veramente comico, per non dir altro. Una ricostruzione più superficiale e maldestra nei confronti dei simboli della città era difficile da ottenere e ci ricorda che Google è pur sempre americana e rimane fedele alla linea tenuta sempre dai produttori di filmoni storici, dove qualche legionario romano con l'orologio al polso non stona con l'accuratezza e la fedeltà storica di tutto il resto.
In futuro migliorerà, però, c'è da scommeterci e di questo attivismo fattivo, seppure grossolano, dobbiamo essere grati agli strateghi di Mountain View.


15 gennaio 2009

Falce Martello Cilindro Mantello

gio 15 gennaio 2009 Falce Martello Cilindro Mantello

  • Falce e martello
  • Cilindro e mantello
  • Forchetta e coltello
  • Tavolozza e pennello
  • Tocca a te o a me?
  • A me, credo.
  • Comincia tu, allora.
  • A guerra finita, sui casolari di campagna le prime a sparire furono le scritte propagandistiche a caratteri cubitali, imposte dal regime. L'aratro traccia il solco, la spada lo difende fu una di quelle cancellate con due o tre mani di calce più in fretta e con la maggiore soddisfazione dai contadini che ne avevano subita l'oltraggiosa presenza sulle loro case, senza averne mai capito il senso: quando mai i solchi, avevano richiesto una difesa armata, una volta tracciati? e con la spada, poi. Qualche bella schioppettata nel sedere, con la doppietta caricata a sale, ai furbacchioni che vendemmiavano di notte nelle vigne altrui, quella sì, era ben spesa.
    Ma poiché il vizio di pitturare i muri con le scritte è duro da perdere, non tardarono ad apparire i "W LA PACE", spesso accompagnati, a rafforzare il messaggio, da "AA LA GUERRA" con incertissime W rovesciate, assenti perfino dagli alfabeti più cirillici del mondo. I raffaelli notturni, che frettolosamente abbellivano i casolari ad altezza d'uomo, non solo non erano dei virtuosi del pennello, ma avevano più dimestichezza con la zappa che con l'ortografia, le GURRA sbavate e con un'orizzontalità incerta erano più la norma che l'eccezione. Fatale il discredito e la derisione che gli strafalcioni procuravano agli autori, seppure anonimi, da parte di lettori di opposte convinzioni politiche.
    Con un colpo di genio, nelle cellule di partito furono approntati degli stampini di cartone o di latta traforata da appoggiare al muro e da riempire con pochi veloci e infallibili colpi di pennello. Il risultato del blitz pittorico parlava un linguaggio inequivoco: quello iconico. Così, rapidamente, i casolari si fregiarono di sempre più numerosi simboli 'falce e martello', dal significato inequivocabile agli occhi degli analfabeti e degli stessi professoroni, che non ebbero più materia per il loro dileggio e smisero di ridere nello stesso momento in cui cominciarono a preoccuparsi della loro sorte. Tocca a te, ora.

falce Martello.jpg

  • E non era una preoccupazione infondata. Correva voce di depositi di munizioni e di armi bene oliate, distribuite strategicamente sul territorio in grotte e scantinati, ben nascoste, ma pronte a sbocciare come viole di primavera sui cigli dei fossi e ad imbracciarle sarebbero state braccia e spalle temperate da decenni di soprusi e angherie, subite e sopportate in attesa del momento buono, quello del trionfo della giustizia proletaria, la rivoluzione, insomma, come in URS, che in italiano vuol poi dire Russia. Andare in giro in 'cilindro e mantello', magari ostentando un elegante bastone di ebano con un pomo d'argento raffigurante una testa di levriere, era passato di moda, meglio lasciarlo nell'atrio a fare compagnia ad ombrelli, bombette e pagliette per tutte le stagioni.. Continua tu.
  • Una tenuta sobria appariva più appropriata e consona ai tempi, anche a chi non portava il cappotto rivoltato e i calzoni rattoppati con pudichi rammendi 'invisibili'; nelle città le macerie erano alte come colline e le poche case rimaste in piedi erano stipate di sfollati costretti a condividere lo stesso alloggio: spesso una sola camera per famiglia, una cucina in comune e il gabinetto fuori, nel ballatoio o sulle scale. Apparecchiare la tavola tutti i giorni con forchetta e coltello e, in mezzo, un piatto non vuoto non era un'impresa da poco per molte famiglie che cercavano di mascherare una dignitosa povertà, ripetendo puntualmente il rito del pasto, anche se polenta e saracca o brodini di verdura comparivano in tavola troppo spesso e il pollo arrosto con patate al forno e pane bianco era un lusso da concedersi solo alla festa, e non sempre. A te, ora, concludere.
  • Abituate allo spreco, le generazione allevate a merendine e a scartare il prezioso grasso bianco del prosciutto crudo, stentano a credere che al tempo dei loro nonni fosse questa la realtà diffusa in un paese prostrato da guerre e miseria e ingiustizie secolari, quando con quattro spennellate furtive si dipingevano falce e martello sui muri di campagna, sperando in un cambiamento rivoluzionario della vita che portasse in tavola fra forchetta e coltello un piatto fumante di pasta, per tutti e tutti i giorni.
    Per loro, tavolozza e pennello sono gli strumenti di artisti raffinati che esprimono il loro talento su tele pregiate in loft luminosi, in attesa di raccogliere il successo nelle gallerie d'arte, fino a raggiungere la consacrazione televisiva, denaro a fiumi e la licenza di pavoneggiarsi in pubblico con cilindro e mantello come dandy d'altri tempi.
  • Bravo! Sei riuscito ad infilare tutte le quattro coppie nel paragrafo conclusivo. D'ora in avanti dobbiamo farlo sempre, secondo te?
  • Io direi che continuassimo a fare come sempre.
  • Come ci pare, vuoi dire?
  • Appunto.

Se il gioco ti è piaciuto, vedi anche " Cargo cardo sardo tardo"



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) gio 15 gennaio 2009 Invia un commento all'autore
"Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)

05 gennaio 2009

The education of Henry Adams

lun 05 gennaio 2009 The education of Henry Adams

Ho letto con curiosità che la famiglia Obama si è insediata in questi giorni all'hotel Hay-Adams di Washington D.C. in attesa di trasferirsi fra un paio di settimane nella vicina Casa Bianca. Si tratta di un albergo storico costruito in stile rinascimentale italiano, almeno nelle intenzioni dell'architetto americano che lo progettò, che, caso insolito, prende il nome da due illustri ospiti che lo abitarono: John Hay, segretario privato di Abraham Licoln e suo segretario di Stato e diHenry Brooks Adams storico e scrittore americano, pronipote e nipote del secondo e del sesto presidente degli Stati Uniti.
Henry AdamsDi Hay poco m'importa, mentre Adams mi è particolarmente caro per la sua autobiografia The education of Henry Adams che, ai tempi dell'università, mi piacque al punto da proporla, come argomento della mia tesi di laurea, al compianto professor Carlo Izzo che ne fu piacevolmente sorpreso. In Italia era un libro pressoché sconosciuto nel 1964, così ebbi occasione di trascorrere un mese per studiare quanto si trovava in Europa sullaEducation nella prestigiosa British Museum Library a Londra, a quel tempo aperta a studiosi anche internazionali, dietro presentazione di credenziali e garanzie dell'istituzione di provenienza, nel mio caso l'Istituto di studi anglo-americani dell'Università di Bologna.

British museu library

A parte il cibo, consumato frettolosamente in un vicino Wimpy o in un Golden Egg, una catena di fast-food scomparsa senza rimpianto, fu un mese piacevolissimo trascorso sulle confortevoli postazioni di cuoio blu dove si potevano lasciare i libri aperti dalla mattina alla sera, anche durante la veloce pausa pranzo o la velocissima pausa-pipa.

Completai la rassegna delle pubblicazioni su H. Adams con una supplementare sosta a Roma di un paio di settimane nella silenziosa biblioteca del centro studi americani, durante un'estate caldissima, priva del celebrato ponentino, tanto favoleggiato quanto assente. La sera la passavo allegramente in terrazzo sotto la buganvillea con i miei genitori, allora vivi, pimpanti e affettuosamente contenti della mia presenza nella loro casa a Monte Sacro.

Alla fine dell'estate, su H. Adams ne sapevo più del diavolo e, per fortuna, più lo conoscevo più mi era simpatico e trovai che nella sua autobiografia c'erano chiari indizi della sue simpatie, non dichiarate esplicitamente da lui e sfuggite ai sui biografi e critici, per il buddismo zen che sicuramente doveva aver avvicinato durante i suoi viaggi di giramondo e che io, proprio in quel periodo, stavo esplorando solo librescamente, su sollecitazione di mia madre, allora molto presa dalla pittura giapponese e dalla filosofia che la sosteneva.

Così, rileggendo oggi del temporaneo trasferimento della famiglia di Barack Obama nell'hotel che fu residenza di H.A. fino alla morte per suicidio di sua moglie che si favoleggia vi si aggiri tuttora da fantasma nei freddi giorni invernali, mi è capitato di fare un tuffo in memorie ormai sbiadite da decenni, ma ancora gradite al loro inatteso riaffiorare.

Chissà che in uno di questi giorni freddissimi, a completare il tuffo nel passato, non si materializzi improvvisamente il volume polveroso dell'Education of Henry Adams, volandomi addosso da uno degli scaffali più alti e dimenticati, nel rispetto delle migliori tradizioni dei fantasmi di buona famiglia.

Le tre foto rappresentano l'hotel Hay-Adams, un ritratto di HenryAdams e l'interno della British Museum Library

01 gennaio 2009

In cilindro a Capodanno

gio 01 gennaio 2009 In cilindro a Capodanno

Il Capodanno gli era passato vicino come un brivido leggero, quasi inavvertito, ma per il resto stava bene, come sempre. Un sospetto gli era venuto vedendo qualcuno per la strada con un cilindro lucido in testa, cappotto nero e papillon bianco al collo, ma niente di straordinario, in definitiva: per fortuna qualcuno continuava a vestirsi come dio comanda.

Lo stupivano di più i ragazzi con i calzoni di tela blu stracciati (apposta?) sulle ginacchia. Poverini, sembravano sempre così assorti con le loro cuffiette nelle orecchie: mai un attimo di respiro per guardarsi in giro senza pensieri in testa, come avrebbero diritto di fare tutti i ragazzi del mondo. Studiavano forse, ripassavano la lezione, probabilmente. Per fortuna i cani in strada sembravano sempre gli stessi, tutti concentrati a scoprire nuove tracce lasciate in giro dagli amici del quartiere e da passanti spudorati e sconosciuti, irrispettosi del territorio.

conigli dal cilindro

La nevicata era stata leggera, ma i tigli, completamente spogli, erano diventati una meraviglia: un merletto bianco sullo sfondo di un cielo che tentennava ancora fra il grigio e l'azzurro.
Il giornalaio era chiuso, dubitò che un lutto grave lo avesse colpito, ma nessun avviso confermava, per fortuna, l'ipotesi funesta. Entrò nel solito caffè per chiedere lumi, con il pretesto di un cappuccino ed un croissant salato. Il giornalaio? no, niente di grave, era chiuso come sempre a Capodanno. Rassicurato tornò a casa, a palazzo Braschi, diceva lui, a mangiare una mezza melina e due noci con il pane: bisognava fare festa, allora.

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